L’efficacia della ricerca di un lavoro dipende anche, e soprattutto, dalla capacità della persona di orientarsi nella complessità di un mercato del lavoro in costante evoluzione. Le attività di orientamento permettono di individuare uno o più obiettivi professionali, in linea con le proprie attitudini, interessi, criticità e punti di forza, imparando a valorizzare e riconoscere le competenze tecniche e trasversali acquisite, sfruttando tutti gli strumenti informatici e non, utili per raggiungere questo scopo.

Diversi sono gli enti che erogano percorsi di orientamento, tra questi citiamo i Centri per l’impiego, le Agenzie per il lavoro, i Centri di formazione, così come le Università stesse, che progettano percorsi gratuiti di orientamento rivolti a laureandi e neo-laureati alla ricerca del primo impiego.

La maggior parte dei corsi di orientamento, prevedono l’elaborazione del cosiddetto Bilancio delle Competenze ovvero, un progetto ad personam, che serve per determinare una strategia professionale o un progetto di formazione, a seguito dell’analisi del gap esistente tra la preparazione della persona – sia in termini teorici che pratici – e le necessità formative dettate dal mondo lavoro.

Il Bilancio delle competenze è il risultato dell’analisi su tutte le dimensioni prima citate (competenze, valori, interessi, attitudini, obiettivi), che il soggetto destinatario dell’intervento, ha svolto insieme al consulente che in genere è un life coach, uno psicologo del lavoro o un addetto alle risorse umane.

Per il singolo individuo, l’orientamento professionale è indispensabile non solo nella fase di ricerca del primo impiego ma anche nel caso in cui avesse la volontà di cambiare lavoro, o ricollocarsi nel mondo del lavoro dopo un periodo di lontananza da esso, per motivi legati a situazioni di riduzione del personale in azienda o a dimensioni personali.

Per l’Azienda, predisporre internamente percorsi di orientamento, ha il valore e l’utilità di conoscere meglio cosa sanno fare e cosa possono fare i propri dipendenti e quindi: valutarne e valorizzarne le competenze, sostenere un sistema premiante, svolgere azioni di replacement, fornire linee gestionali ai manager, creare piani di carriera.
Può essere poi utilizzato, come nel nostro specifico caso aziendale, come strumento di welfare aziendale, a sostegno dei giovani.

L’attività di orientamento migliora le prestazioni, crea partecipazione e aumenta il senso di efficacia a livello dei singoli e dei gruppi.

Al di là che si abbia o meno l’opportunità di fruirne all’interno della propria organizzazione, chiunque, almeno una volta nel proprio percorso professionale, dovrebbe partecipare ad un percorso di elaborazione del proprio bilancio delle competenze, per riconoscere, scoprire e valorizzare le proprie competenze e le proprie potenzialità.

In questo senso, il percorso di orientamento, assume i connotati di formazione continua.

Francesca Montinaro, HR Specialist AEPI Group

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