Ormai tutti i giorni sentiamo parlare di ‘Internet of Things’, ‘sistemi cyberfisici’, ‘industria 4.0’ e azienda intelligente. Tutti questi concetti riportano all’idea di fabbrica con macchine connesse in grado di modificare i modelli produttivi tradizionali dell’industria manifatturiera. In questo scenario i robot diventano veri e propri collaboratori dell’uomo, condividendo con esso l’ambiente e i processi di lavoro.

 

Nelle industrie del 4.0 le macchine sono connesse in rete, riescono a dialogare tra loro con i livelli più alti della gestione della produzione e con il magazzino. Sono macchine altresì capaci di autodiagnosticarsi perché dialogano con dei componenti in grado di provvedere in anticipo alla propria manutenzione. Si tratta di macchine estremamente rapide e flessibili che portano a rivedere il concetto dell’industria tradizionale, contraddistinta da una gamma di prodotti poco variegata e da grandi lotti di produzione è di fatto al momento un ricordo del passato.

 

In un mercato economico in continua mutazione non c’è miglior alleato dell’uomo di un robot industriale capace di integrarsi perfettamente ai sistemi di automazione. Tali sistemi, risultando estremamente flessibili, rappresentano il terreno fertile dove il robot industriale possa svolgere una miriade di compiti aziendali, soprattutto quando viene impiegato in produzione.

 

Dire che il robot sia il perfetto alleato dell’uomo, in un mercato così mutevole, non significa affermare che l’uomo perda il suo ruolo fondamentale. Se da un lato ci sono delle procedure alienanti e ripetitive che possono essere svolte dal robot per alleviare l’uomo, dall’altro va detto che le macchine da sole non riescono a svolgere operazioni intrinsecamente complesse e di competenza esclusivamente umana.

 

Ma la robotica di oggi è la stessa che vedremo protagonista domani?

La risposta è no. La robotica sta sicuramente compiendo dei passi da gigante. Basti pensare ai risultati ottenuti in questo campo da paesi come la Corea del Sud, il Giappone e la Germania. Tuttavia, se fino a poco tempo fa si vedevano i robot chiusi in stanze e spazi adibiti e protetti, si è scoperto che il vero vantaggio si produce quando gli uomini possono cooperare, nello stesso spazio fisico, direttamente con le macchine.

 

Proprio per questo, il nostro futuro, dovrà caratterizzarsi dallo sviluppo, sempre più accentuato della cosiddetta ‘robotica collaborativa’ che si trova a metà strada tra gli assemblaggi automatizzati, dove i robot lavorano in maniera pressoché autonoma a fronte di numerosi e grandi lotti con un numero ridotto di varianti, e gli assemblaggi manuali, diffusi nei piccoli lotti di produzione con un numero di varianti alquanto alto.

 

I robot collaborativi sono caratterizzati da un design curato e leggero e da una capillare sensorizzazione, volta a riconoscere in maniera immediata gli ostacoli, per evitare di bloccare il lavoro in corso dinanzi a possibili rischi di collisione. Ma il punto forte dei nuovi robot risiede nella ridondanza cinematica, vale a dire articolazioni maggiori a livello numerico rispetto a quanto richiesto: ciò permette l’esecuzione di nuovi movimenti, fatti con destrezza e in totale sicurezza. Inoltre, i nuovi robot sono programmabili. L’uomo ha la possibilità di insegnare alla macchina di effettuare specifiche operazioni, guidando manualmente il braccio robotico, un po’ come si fa con un bambino.

 

Se leggiamo le varie ricerche di settore, non troveremo che conferme circa l’identificazione dei robot come variabile cruciale per la fabbrica intelligente.  Per tale ragione, la sfida del futuro è creare robot in grado di servire l’uomo nelle sue esigenze produttive e fare in modo che il ricorso ai robot in fabbrica, non sia solo un’eccezione, bensì la regola.

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